Passioni

Cara Italia, lettera di una expat

06/03/2020
milano

Ciao Italia,

sono Laura, una delle tante expat che vivono a Londra.

In questo momento mi trovo a scriverti con un bambino tra le braccia. Tra poco si sveglierà e forse non mi lascerà dirti tutto quello che sento di dirti.

Ormai più di un anno fa ho lasciato Milano.

No, questa non è l’ennesima storia di qualcuno in fuga dal suo Paese.

Lo dico sempre, io Milano l’ho amata e la amo.

Ci siamo trasferiti per un’opportunità di crescita professionale del mio compagno. È arrivata qui a Londra e abbiamo deciso di cogliere l’opportunità, di crescere grazie ad una nuova esperienza, di mettere alla prova la nostra intraprendenza.

Ma Milano io ce l’ho nel cuore: l’eleganza dei suoi negozi, gli aperitivi con gli amici, i mercatini all’aperto pieni di cose belle, la casetta affittata a Loreto, i concerti, Piano City, la settimana del design…

E poi i fine settimana a Como, a vedere il lago. Quelli a passeggiare per boschi nelle montagne lombarde. Quelli a mangiare tutti insieme con la mia famiglia pizzoccheri e risotto al gorgonzola.

E ancora i momenti passati in Piemonte. Le boccate di aria fresca. La campagna solare, il cibo vissuto come esperienza unica. Il ritmo diverso rispetto alla mia Milano, la pace, la mente che si liberava da ogni preoccupazione.

Cara Italia, mi manchi. Amo Londra ma ho imparato che se l’amore di una vita è uno solo, quello per le città si moltiplica e propaga tanto è grande la tua voglia di conoscere e sperimentare.

E ora ho un biglietto in mano. Il biglietto è un volo per il 9 marzo. Famiglia e amici mi stanno dicendo di non tornare, di stare dove sono.

Avrebbe dovuto essere il primo viaggio di Oliver in Italia. Lo avrei portato a vedere la mia Brianza. Gli avrei fatto incontrare gli amici, vedere la famiglia, conoscere finalmente la cuginetta.

Sono combattuta Italia. Sono combattuta anche a girare per Londra. Perché lo so, il virus come è lì, c’è anche qui o ci sarà.

E tutti ti stanno guardando Italia, si stanno chiedendo se sapranno reagire meglio o peggio di te.

Tutti ti guardano da lontano e non si avvicinano, tutti sanno a hanno paura di quello che potrebbe succedere anche a loro.

E no, non si tratta solo di una semplice influenza.

Si tratta di un contagio che innesca qualcosa non solo nel fisico ma anche nella testa, nell’anima, nel profondo.

Mi dilania pensare che circolando si può prendere questo virus e far ammalare altre persone che magari sono più fragili.

E so che chi lo sta vivendo in prima persona sta riflettendo sui ritmi di vita che cambiano magari anche solo sulla libertà castrata di manifestare ciò che si prova attraverso un abbraccio.

Si parla di senso civico, di senso del dovere.

C’è chi lo sta avendo e chi no. Ovunque cara Italia, è così, non sei diversa.

Forse sentirti diversa è a volte il tuo punto di forza, a volte il tuo senso di debolezza. Sentirsi speciali a volte, diversi ad altri è sempre un casino.

Noi expat lo sappiamo bene. Siamo quelli che condividono meme sull’Italia ma guai se lo fanno gli altri.

Siamo quelli che “sì, vabbè, il pollo indiano è buono ma vuoi mettere una bella pizza napoletana?”.

E io Italia mi sento di dirti che anche in questo momento molti di noi ci sono. Con la loro testa alla famiglia, agli amici, al bar di paese.

So che passerà ma che sarà difficile scrollarsi di dosso l’immagine del contagio.

Ma so anche che quando si è unici come te, le persone non possono smettere di amarti.

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