Londra

Brexit: trasferirsi a Londra

07/07/2019
Brexit trasferirsi a Londra

Ho nelle bozze questo blog post sulla Brexit da mesi. Ogni volta che lo riprendo in mano, non aggiungo qualcosa ma lo cancello. Non so se questa sarà la volta buona in cui queste riflessioni vedranno la luce.

Come alcuni di voi sapranno, mi sono trasferita a Londra. Non è stata una scelta facile nonostante tutto l’amore che mi ha sempre fatto pensare che Londra sia la città più bella del Mondo.

Io a Milano stavo bene. Mi piaceva il mio lavoro, la città è pazzesca e ho sempre avuto amici fantastici. Forse soffrivo solo un po’ per la mancanza di natura nella zona che avevo scelto di vivere, ma si sa, queste cose si possono sempre cambiare.

Poi è arrivato Gershom (per chi non lo conoscesse, il mio fidanzato), con quella proposta che non si poteva lasciare sul piatto. E io ho pensato che nella vita bisogna sempre sperimentare, provare ad imparare qualcosa di nuovo.

E io mi ero sempre ripromessa di perfezionare il mio inglese. E io mi ero sempre detta che se avevo deciso di stare con un ragazzo più giovane, dovevo essere anche capace di trovare un compromesso tra le opportunità che possono capitare alla sua età e quelle che possono capitare alla mia età.

Così ho stretto i denti, ho lasciato il lavoro che tanto amavo con l’idea di cercarne uno a Londra e ho impacchettato la mia vita. A dicembre 2018 io e Gershom abbiamo iniziato a sparpagliare le nostre cose tra le case dei parenti.

Il resto ce lo siamo fatti spedire a Londra. Vi dirò, non mi ricordo bene che cosa ci sia in tutte le scatole. Io e lui abbiamo l’impressione di essercene perse un paio in giro. Ma in fondo, se non sentiamo la necessità di quelle cose, forse non erano poi così utili.

I ricordi che veramente sono importanti sono pochi. Qualche foto, una cartolina che mi aveva spedito la mia balia quando avevo 3 anni dalla Spagna e mi porto sempre ovunque, qualche scatola del tè, qualche gioiello appartenuto ai parenti cari.

E così è iniziata la nostra avventura londinese. Proprio in quei mesi in cui l’argomento Brexit qui a Londra era sulla bocca di tutti.

Il 29 marzo l’Inghilterra sarebbe dovuta uscire dall’Europa e credetemi che tra gennaio e febbraio il bombardamento mediatico è stato insostenibile.

” Preparatevi alle scorte di carta igienica”; ” Esaurito il kit su con generi primari per sopravvivere alla Brexit” titolavano i giornali.

La situazione era alquanto surreale. Ma per una come me cresciuta a pane e David Lynch questo significa solo una cosa: stai ferma e non ti lasciare trascinare dall’ansia generalizzata. Questo è il caos ma non un caos produttivo. Questo è il caos e basta.

Nel frattempo ho iniziato a lavorare ad alcuni progetti come freelance e parallelamente sono arrivati i primi colloqui.

Ancora mi ricordo alcuni recruiter: “Scusa ma hai il permesso per rimanere in UK? Certo, sono cittadina europea e ho mi è stato accettato il pre-settled status. E il recruiter in questione: “Ma in caso di No Deal?” E io: “In caso di No Deal mi premurerò di chiamare personalmente Theresa May”.

Giuro che questa conversazione è accaduta realmente.

Durante i miei primi mesi a Londra avevo chiara solo una cosa: ho mollato tutto per venire qui. Decidete quel che volete ma io a casa non ci torno. Manco adesso che spaventa essere qui.

Né oggi, né domani. Boris, Theresa, recruiter, alieni venitemi a cercare. Io da qui non mi muovo.

Poi è arrivato il 29 marzo e sappiamo tutti che l’Inghilterra ha deciso di prolungare la sua decisione fino ad ottobre.

E ora io non ho ancora capito cosa succederà ma ho capito che non sarà l’apocalisse. O almeno, qualsiasi cosa succeda io so dove voglio essere e dove voglio restare. Mi spaventa solo l’estate. Perché tutto il mondo è paese e anche qui tra giugno-luglio e una parte di agosto, si tende a rimandare tutto a settembre. Poi si sa, ottobre è un attimo e ritrovarsi con un No Deal comunque non sarebbe situazione semplice.

Ma mi sono chiesta che cosa penseranno tutti quegli italiani che vorrebbero partire per Londra ora e sono indecisi per via della Brexit.

Queste sono le mie considerazioni, spero siano utili a qualcuno:

  • Non venite a Londra se non siete convinti al 100%. Questo Brexit o non Brexit. Londra è un bellissimo parco giochi ma si paga ogni secondo di divertimento con fatica e tempo. Quindi bisogna essere preparati ad una città che ti dà il 100% a cui però devi dare l’anima
  • Se non avete una proposta in ballo ma comunque siete convinti con tutte le vostre forze che questa sia un’opportunità, venite. Ci sono tantissime offerte di lavoro specializzato e non e se siete tenaci qualcosa salterà fuori. Fate tutti i colloqui più possibili e immaginabili e imparate da ogni colloquio. Qui fare colloqui è un’arte che va raffinata con preparazione
  • Se siete persone abituate alla comfort zone sempre e comunque non venite. Londra è ogni giorno una sorpresa ma anche una sfida. Un po’ mi sembra già di aver vissuto 2 o 3 vite diverse da quando sono arrivata. Sicuramente un momento d’incertezza come questi mesi è totalmente lontano da una comfort zone
  • Se avete finalmente deciso di trasferirvi, evitate di leggere le news ogni giorno sulla Brexit. L’ho fatto anch’io e ho rinunciato. Perché ho capito che manco loro sanno cosa vogliono veramente fare. Fatelo massimo una volta alla settimana o nel caso di giornate particolarmente importanti per l’argomento.

Se questi mesi e questa Brexit mi hanno insegnato qualcosa, è che nonostante la pianificazione sia per me un mantra di vita, mia nonna aveva ragione quando diceva che fasciarsi la testa prima di essersela rotta è sbagliato.

E forse un giorno ci sarà dato sapere se questa infinita matassa della Brexit porterà a qualcosa di produttivo o meno.

Io per ora spero sempre nell’incognita alieni: potrebbero decidere di rapire tutto il Parlamento pro Brexit e trasferirlo sulla luna per un po’ 😉

p.s: nella foto sono io appena arrivata durante un momento di felicità pura. Dopo poche ore un topolino balzato in casa avrebbe magicamente rotto l’attimo d’estasi.

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