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Nonni adorabilmente virtuali

17/10/2020

In tempi di Covid ti ritrovi ad assistere a scenari che mai ti saresti immaginata.

Ci ritroviamo tutti insieme a vivere cose che erano impensabili prima.

Mi piace soffermarmi su ciò che è bello perché di storie brutte ce ne sono fin troppe e forse la stanchezza di questa situazione ha bisogno anche di energia diversa.

E allora ho pensato di raccontarvi perché sto amando i nonni “virtuali di Oliver”.

Quando ci siamo trasferiti a Londra mai avremmo pensato di ritrovarci nel caos della Brexit con un bambino e una pandemia imminente.

Ho sempre creduto che si potesse vivere all’estero ma rimanere comunque fortemente legati alla propria famiglia. Perché ovunque siamo abbiamo sempre potuto agilmente volare.

Ollie ha una famiglia con una miriade di nonni (8 tra nonni e bisnonni) sempre in movimento tra diversi Paesi (Israele, Italia, a volte la Francia, a volte la Svezia).

Per farvela breve, che la tecnologia oltre gli aerei ci sarebbe venuta incontro, l’avevamo già messo in conto.

Poi è arrivato Covid e allora tutto si è evoluto in maniera rapida.

E allora Oliver si ritrova a parlare ogni giorno con una bellissima famiglia allargata attraverso WhatsApp.

Nonni, zii, cugina fanno di tutto per intrattenerlo.

C’è chi canta (Anitina con voce quasi lirica), chi suona il kazoo (zio Gian), chi l’armonica (nonno Enrico).

Chi gli fa: “Bau-cetti” al telefono per 10 minuti.

Lui ride. Vorrebbe mangiarsi il telefono. Forse prova a capire se quelle persone nella “scatoletta” (come la chiamiamo noi), sono le stesse che ha visto ormai mesi fa.

Non tutti i parenti sono riusciti a conoscerlo. C’è bisnonna Lea che vive in Israele e parla una lingua che noi non parliamo (speriamo che la impari almeno lui!), che vorrebbe abbracciarlo presto.

Mischia yiddish, tedesco e parole inventate: “Hallo Oliver gnugni, hallo!”.

Oliver ride come un matto. E riprova a mangiarsi la famosa scatoletta.

E poi c’è il nostro bisnonno Guglielmo. Lui si siede con noi a tavola tutte le sere. Mettiamo il cellulare con camera fissa su Oliver e lui lo guarda per un’ora mentre mangia e lancia cibo ovunque.

Spesso ci racconta aneddoti della sua vita. Della guerra o di tutte le volte che ha rischiato la pelle. Come quella volta che è caduto da un’albero e si è risvegliato dopo un bel po’ da solo perché tutti i bambini erano scappati per paura che fosse morto.

Una volta ci ha chiamato con una lente d’ingrandimento. Ha passato una decina di minuti a spiegare ad Oliver di circa 3 mesi come funziona. Oliver lo stava ad ascoltare incantato!

Poi ci saluta, perché da quando la nonna Rita è venuta a mancare si cucina da solo. E allora ti saluta con un: “Vado che mi devo preparare le patatine fritte!”. Credo che sia adorabilmente ossessionato dalle patatine fritte 🙂

Non so che cosa mio figlio ricorderà di Covid. Ma mi piacerebbe che in qualche modo avesse in testa questa splendida famiglia che si è trasformata in circo per intrattenerlo.

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